Selassie da bambino
Croce etiope archivio

Babylon

Con questo termine si indica un concetto opposto e simmetrico a quello di “Zion”, ovvero il regno-sistema del male a tutti i livelli di interpretazione ed esistenza. 

L’origine di Babilòn (detta anche Babièl) si fa risalire al gigante camita Nimrod, che la Scrittura descrive come “il primo a diventare potente sulla terra” (Genesi 10,8). Ribellandosi infatti al governo tradizionale dei figli di Sem, eredi dell’autorità di Noè, e sfruttando la sua superiorità fisica e militare, egli sottomise gran parte dell’umanità e costituì il primo sistema statale imperialista, organizzato e centralizzato. Nel corso della penetrazione ed invasione del territorio di Sem, egli costruì nel paese di Sennar gli albori della città di Babilonia, ed eresse la celebre torre di cui si parla in Genesi capitolo 11. Una torre che rappresentava il potere tecnologico sviluppato dal suo impero e la sua relativa arroganza, nel tentativo satanico di raggiungere il cielo e contestare l’autorità di Dio: una torre che tuttavia Dio precipitò e volse alla distruzione, confondendo in quel luogo il linguaggio degli uomini, che sino ad allora avevano una sola lingua ed identità etnica etiopica (Genesi 11,1). Questo spiega la radice del nome stesso, che è un alterazione del verbo etiopico “behil” – “dire” – mediante una sorta di “balbettio”, come suggerisce questa stessa parola.  

Secondo la tradizione etiopica, fu proprio da quell’evento che si generò ogni divisione culturale, razziale e linguistica dell’uomo, e che si insinuò nella sua natura una tendenza alla confusione morale,all’ostilità reciproca e all’incomprensione dell’altro, traducendosi successivamente in guerre, conquiste incrociate e discriminazioni. Secondo quanto profetizzato dal profeta Daniele nella Babilonia di Nabucodonosor (Daniele capitoli 2 e 7), lo spirito demoniaco della creazione di Nimrod (che viene chiamato in etiopico “Nubierd”, richiamando la Nubia dei Faraoni) si sarebbe reincarnato in 4 forme – potremmo dire, 4 babilonie – che ne avrebbero ricalcato le fisionomie oppressive e le aspirazioni imperialiste: l’Impero Babilonese, l’Impero Persiano, l’Impero Ellenistico, e infine l’Impero Romano, che sarebbe stato sconfitto da Cristo stesso. 

Ecco la ragione per cui San Pietro, durante la Sua residenza a Roma dove sarebbe stato martirizzato, scrive alla fine della Sua lettera: 

“La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta.”
(I Pietro 5, 13)

Dopo la schiavitù egiziana, infatti, furono proprio quelle civiltà a costituire i nemici più feroci del popolo di Dio, e da Babilonia venne la distruzione del tempio e la deportazione degli Israeliti. Anche Roma avrebbe fatto esattamente lo stesso, e nel corso della sua occupazione della terra santa descritta dai Vangeli, avrebbe persino giudicato e crocifisso il Signore.

Seppur l’Impero Romano sia apparentemente caduto all’inizio dell’epoca medievale, tuttavia tutti gli stati nazionali occidentali si formarono come eredità della sua civiltà e politica (anche gli Stati Uniti, che usano il latino sulle loro banconote, e la Russia, che chiama il suo capo Zar, come Cesare), e con la stessa mentalità d’oppressione diedero origine al colonialismo e al suo sistema, che ancora oggi determinano le problematiche sociali ed economiche fondamentali dello scacchiere internazionale. Non è un caso che Sua Maestà abbia combattuto e sconfitto  la Roma fascista, esplicitamente alla ricerca del suo antico fasto imperiale, avviando così il processo di decolonizzazione e liberazione tuttora in movimento nella storia contemporanea.

Ed Egli stesso, invitato a parlare al Congresso Evangelico di Berlino nel 1966, affermò riguardo alla società odierna:

“In questi giorni moderni, ci sono una moltitudine di cose pubblicate dalla stampa e trasmesse dalla radio che catturano la mente e lo spirito umani; molte nuove idee sono disseminate dagli istruiti. Sono prodotti molti meravigliosi apparecchi per rendere la vita sempre più confortevole. Le ricche potenze sono passate oltre l’esplorazione e lo sfruttamento della terra, e stanno competendo l’un l’altra per esplorare e conquistare la luna e i pianeti. (..) Dovremmo fare attenzione che i risultati così conseguiti dal genere umano non incontrino il fato della Torre di Babilonia, l’opera manuale di quel popolo dell’antichità che finì a pezzi nelle loro mani.”

Con Babylon il Rasta indica dunque ogni regime di vanità e oppressione che costringe gli uomini giusti a vivere in schiavitù e cattività, lontano dalla loro libertà naturale – sia esso un sistema politico coloniale, un luogo teologico infernale e demoniaco, o una condizione morale di dipendenza dal peccato – e si impegna a demolirlo e rimuoverlo dalla terra come suo avversario fondamentale e ancestrale, per riportare l’uomo alla sua originale unità Etiopica.

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