H.I.M. incoronato
croce etiope

Sacerdoti etiopi

Questo è il nome personale della dimora celeste di Dio (in etiopico “Tzyon”), che secondo la tradizione etiopica contenuta nel  “Kebre Negest” – un importante testo ecclesiastico di interpretazione biblica – fu creata prima di ogni altra creatura spirituale o fisica. Si tratta dell’Arca dell’Alleanza originale (detta anche “Tabot”) che risiede nell’Aryam – il settimo e più alto cielo – e che è propriamente la casa gloriosa della Divinità, secondo quanto affermato misteriosamente dal profeta Davide, Salmo 73 (74), 2:

Ricordati della Tua congregazione che hai creato prima ::

Per la salvezza dello scettro della Tua eredità ::

Nel monte Zion, che lì hai dimorato ::

Quando il Signore diede la Legge a Mosè, gli mostrò in visione l’Arca celeste, ordinandogli di costruirne una replica esatta che proiettasse così l’autorità e presenza di Dio sulla terra e in mezzo agli uomini. 

“Questi (i sacerdoti terrestri) offrono un culto che è immagine e ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu dichiarato da Dio a Mosè, quando stava per costruire la tenda: <>.” (Ebrei 8,5)

L’arca fu dunque posta nel Tempio che i Re santi costruirono a Gerusalemme, la quale acquisì così il nome di Tzyon essa stessa, in quanto dimora terrestre della gloria di Dio. Con la visita della Regina di Saba al Re Salomone e il concepimento di Menelik I suo primogenito, l’Arca fu poi trasferita in Etiopia insieme al Trono di Israele, ritornando così al centro paradisiaco primigenio del Regno di Dio, ed è ancora lì custodita, nella città santa di Axum, che assunse anch’essa il nome di Zion. Perciò quando usiamo questo termine indichiamo nello specifico l’Etiopia – sede del Trono Davidico su cui Haile Selassie I si è assiso e centro del Suo regno – e in senso generale la nazione su cui Dio governa (la divina congregazione, appunto), di cui ogni uomo giusto desidera esser parte.

Da qui discende anche un significato più mistico ed esistenziale, come uno “stato” della mente in cui il fedele vive nell’adorazione e nell’amore di Dio, e in cui è spiritualmente libero da oppressione e peccato. Per il Rasta però, così come in genere nella mentalità africana e orientale, non c’è da scegliere un piano della realtà a discapito di un altro – come avviene invece nella visione scismatica e frammentata dell’occidente – ma tutti i livelli di questo concetto – teologico, morale, politico – coesistono nella piena verità e si riflettono l’uno nell’altro.

Vi è anche un altro significato del termine, coerente con quelli già enunciati, suggerito dall’interpretazione tradizionale etiopica (ben espressa nel su citato Kebre Negest) e dal nome della Chiesa che ancora oggi custodisce l’Arca, “Maryam Tzyon”. Come infatti l’Arca ospita le tavole della Legge scritte dal dito di Dio, così Maria ha ospitato nel suo ventre la carne di Cristo, la cui divina genetica è stata scritta per mezzo dello Spirito Santo. Ecco dunque che Zion rappresenta l’archetipo femminile della madre/sposa di Dio, che si applica anche alla Terra Santa e alla Nazione eletta. Come estensione di quest’ultimo concetto, Zion è la carne stessa di Cristo, che Egli assume dalla sola Vergine Maryam senza padre fisico, e che permette alla Sua divinità di farsi materialmente visibile e muoversi in mezzo agli uomini.

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