H.I.M. incoronato
croce etiope

Per comprendere adeguatamente il linguaggio che adoperiamo e verificare la precisione dei nostri concetti, è giusto analizzare “etimologicamente” ogni nostro vocabolo, ovvero ricostruirne l’origine e i significati storici. Questo esercizio culturale è particolarmente richiesto dinanzi a “forestierismi” e termini estranei alla nostra percezione usuale, al fine di evitare leggerezze ed improprietà espressive, e per quanto riguarda i “Rasta”, una tale elementare attenzione sarebbe sufficiente a dimostrare la complessità ignorata di quell’identità e l’immorale superficialità del suo utilizzo comune.

La realtà storica a cui tanti fanno riferimento inconsapevolmente e, molto spesso, in maniera blasfema e offensiva, emerge con chiarezza da un’osservazione dotata di serietà e sincero desiderio di conoscenza: “Rasta” è la contrazione di “Ras Tafari”, espressione etiopica che indica Tafari Maconnen, uomo storicamente esistente ed Imperatore d’Etiopia dal 1930 con il Nome di Qadamawi (Primo) Haile Selassie, nella sua carica politico-onorifica di Capo (in lingua etiopica, Ras). In questa Meravigliosa Personalità noi rastafariani, appunto, abbiamo riconosciuto il Cristo Gesù Stesso nel Suo Carattere Regale, nella Sua Seconda Venuta Gloriosa, a compimento delle attese bibliche enunciate nell’Antico Testamento dei padri Giudei e nel Nuovo Testamento cristiano ed apostolico.

In accordo con la visione del Santo Apostolo Giovanni, sappiamo infatti che Cristo ha acquisito un altro Nome dopo la Sua resurrezione, indicativo del rinnovamento della sua carne e della dignità regale con cui fu premiato da Dio Padre per la propria ubbidienza e il proprio sacrificio, e che con tale Nome si sarebbe mostrato alle genti nella Sua nuova “Parusia”, o discesa nel mondo. Al capitolo 3, verso 12 della Profezia di Giovanni, la cosiddetta Apocalisse, troviamo infatti:

Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio Nuovo Nome.

Portandone in tal modo il Nuovo Nome, la nostra tradizione religiosa intende manifestarne la centralità rivelativa e teologica, ed esaltarla come proprio segno distintivo rispetto alla passata, seppur onorabile, cultura cristiana, compiendo la profezia di Apocalisse 22, 3-4 :

…i suoi servi a Lui presteranno culto, contempleranno il Suo Volto e porteranno sulla fronte il Suo Nome.

Dicendoci Ras-Tafariani, dunque, confessiamo che Egli è il Nostro Sovrano ed Ispiratore, e qualifichiamo noi stessi come suoi figli e discepoli. Crediamo infatti che tramite l’emulazione del Suo Esempio e l’ubbidienza ai Suoi Precetti si possa fare esperienza con tutto il proprio essere di Verità, Santità e Libertà.

Fede rastafari

Il ritorno del Cristo porta con sè, secondo la nostra cultura, una serie di peculiari ricchezze che è nostro compito custodire e rivelare, essenziali per la perfezione universale della civiltà umana e la sua pace: in Lui contempliamo compiutamente il nostro passato, una storia che non è mai stata raccontata dalle nostre istituzioni educative, se non con parzialità e mistificazione, e che tuttavia si presenta continuamente sul nostro cammino, incontrando spesso l’incapacità di decifrarla ed interpretarla. Secondo la testimonianza del libro della Genesi, capitolo 2, versi 10 e 13, l’Etiopia è la prima nazione esistente citata nella Bibbia e parte integrante della primigenia dimora dell’uomo, l’Eden:

Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino; poi di lì si divideva e diventava quattro corsi (….) E il nome del secondo fiume è Ghicon: esso circonda tutta la terra di Etiopia (Kush).

Ugualmente, il piano di Dio stabilisce che l’umanità giunga infine alla restaurazione della beatitudine edenica, smarrita con il peccato, e che la sua meta coincida con il proprio inizio:

Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e il Fine. (Rivelazione 22, 13)

Per mezzo di RasTafari, dunque, giungiamo alla comprensione della nostra vera origine storica e spirituale, a conoscere l’infanzia dell’uomo e suoi primi passi nel mondo, ed il tempo in cui per mano di Mosè, che visse presso la comunità etiope di Madyan e ne sposò una figlia, Zippora (Esodo 2, 15-21; Numeri 12, 1), il Signore stipulò la sua prima grande alleanza con la Creazione. Quella stessa alleanza che la Regina di Saba, sovrana dell’Etiopia, onorò facendo visita a Salomone e venerando il trono di Israele, amando il Re nella carne e generando la dinastia davidica di cui Haile Selassie I fu ultimo esponente e sigillo.

Non giunsero mai più tanti aromi quanti la regina di Saba ne diede al re Salomone (…) Il re Salomone diede alla regina di Saba tutto quello ch’ella desiderò e chiese, oltre a quello che le diede con una munificenza degna di lui. (I Re 10., 10-13)

Ancora, fu un etiope, già fedele al Dio unico della Legge Ebraica, il primo a portare fuori dai confini di Israele, presso il suo popolo e il suo governo, l’annuncio della Buona Novella di Cristo, rendendo L’Etiopia la più antica nazione cristiana della terra. Così parla l’Evangelista Luca, negli Atti degli Apostoli, capitolo 8:

Ed ecco che un etiope, eunuco e alto ufficiale di corte della regina degli Etiopi Candace, sovrintendente di tutti i suoi tesori, che era venuto a Gerusalemme per fare adorazione, se ne stava ritornando e, seduto sul suo carro, leggeva il profeta Isaia (…) Allora Filippo, prendendo la parola e cominciando da questo passo della Scrittura, gli annunciò la buona novella di Gesù. E, mentre proseguivano il loro cammino, giunsero ad un luogo con dell’acqua. E l’eunuco disse: “Ecco dell’acqua, cosa mi impedisce di essere battezzato?”. Filippo disse: “Se tu credi con tutto il cuore, lo puoi”. Ed egli rispose, dicendo: “Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio”. E comandò al carro di fermarsi. Entrambi scesero nell’acqua, Filippo e l’eunuco, e lo battezzò. Quando uscirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo, e l’eunuco non lo vide più; ma proseguì il suo cammino pieno di gioia.

L’Imperatore ci guida verso una cultura cristiana risalente all’epoca dei primi discepoli e sviluppatasi in piena coerenza con la fede ebraica sua madre, capace di illustrarci con lucidità le antiche opere della Chiesa così come le ragioni della sua presente frammentazione e decadenza.

Ugualmente, sono dinanzi a noi le cause e gli eventi del densissimo, cruciale 20° secolo, di cui Haile Selassie I fu testimone ed attore centrale, e di cui già il Vangelo di Marco 13, 8 descriveva la violenza e potenza storica:

Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi, carestie ed agitazioni.

Egli fu il primo statista a scendere in guerra contro il Fascismo, e il primo a sconfiggerlo; fu Padre fondatore delle Nazioni Unite, e originale firmatario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; fu artefice del primo grande progetto di unificazione continentale della storia, l’Organizzazione dell’Unità Africana, nonché fondamentale sostenitore della de-colonizzazione e dell’uguaglianza delle razze e dei popoli; guida dei Paesi Non Allineati, contrari alla divisione del mondo in sfere di influenza ideologica ed all’imperialismo; architetto della modernizzazione politica del più antico Stato del pianeta e della sua società feudale; pluri-decorato costruttore di pace. Attraverso la Sua Parola e il suo luminoso modello, osserviamo criticamente ed interpretiamo teologicamente i formidabili progressi della scienza, l’ascesa dei totalitarismi, le guerre mondiali, la ricostruzione, la guerra fredda e la graduale affermazione della democrazia e dell’unità internazionale: siamo così in grado di dirigerci con rettitudine e certezza, con il solido sostegno dei nostri padri e il senso di continuità di una tradizione millenaria priva di fratture, verso la nostra destinazione divina e il pieno significato del nostro esistere in questo tempo.

RasTafari è la restaurazione della pura coscienza e spiritualità biblica, che il chiasso e le tentazioni di questo mondo, congiunti alla mediocrità dei modelli religiosi dominanti, sottraggono alle possibilità degli uomini: in particolare, Egli è il rinnovamento e la revitalizzazione della fede Cristiana, ormai smarritasi, come il Giudaismo farisaico descritto dai Vangeli contro cui polemizzò Gesù, nei sentieri demoniaci del tradimento e della deviazione dall’ispirazione originaria; una fede ipocrita e parziale, che scinde la vita spirituale dell’uomo e costruisce un culto vuoto, esteriore e apparente, completamente privo di santità e profondità esistenziale. L’immagine degenerata di questa falsa adorazione e del suo concetto illusorio di Cristo, utile ad ingannare il popolo, mantenere l’uomo nell’ignoranza e giustificare il crimine, quella stessa che permise lo sviluppo dell’orrore nazista e fu complice dei suoi disastri, è ormai impressa nella mente delle persone di buona volontà, ed è alla base del rifiuto di Dio e della sfiducia verso il pensiero religioso presenti in questa società, nonché delle sue conseguenti debolezze morali. Tale perversione, ben rappresentata nella Scrittura dagli scribi e sacerdoti deicidi, si sarebbe manifestata anche nell’ambito della Chiesa di Cristo, secondo quanto annunciato dagli apostoli nella figura dell’Apostasia (rinnegamento):

Lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, dando credito a spiriti fraudolenti e ad insegnamenti di demoni… (I Tessalonicesi 4, 1)

Ed ancora, riguardo alla venuta di Cristo:

perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia (II Tessalonicesi 2,3)

Così come chiaramente illustrato dalla Rivelazione di San Giovanni, che riassume questa Cristianità corrotta nella figura dello “pseudo-profeta” alleato del potere anti-cristico (Apocalisse 13, 11; 19, 20), il Re, che ha ricevuto dalla Chiesa Ortodossa, nel 1965, il titolo di Difensore della Fede, è giunto a correggere gli errori del sacerdozio corrotto e sanare le piaghe della lacerata assemblea cristiana, spandendo su di essa la luce dell’Etiopia.

RasTafari è la completezza e l’attualizzazione della cultura ebraico-cristiana, per la pienezza dell’essere nella contemporaneità e il senso della presenza attuale del Divino. Tuttavia, è importante comprendere che il Nuovo ministero terreno del Signore non si limita al rapporto con valori del passato, e non dovrebbe essere concepito come una semplice rielaborazione degli antichi contenuti cristiani o una loro moderna estensione: esso rappresenta invece la porta per una conoscenza ed una libertà ulteriori, negate ai santi padri e tuttavia attese e profetizzate, che si manifestano pienamente soltanto nelle possibilità del presente. Rastafari è la risposta alle esigenze conoscitive della modernità, afflitta da un disperato scetticismo materialista e scientista, mediante una Rivelazione che, storicamente fondata ed adeguata alla percezione odierna della verità, in cui Dio si vede e si ascolta nella carne, in cui Egli si mostra in un epoca di giornalismo e fotografia e si muove in una storia condivisa e universale, detiene il potere di stimolare la ragione e conquistare l’intelletto, e che volgendosi senza mediazioni al cuore degli individui, instaura una superiore vicinanza e intimità con lo Spirito, a compimento di quanto annunciato dalla Scrittura profetica:

la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare. (Isaia 11, 9)
Ecco, Egli viene sulle nubi, ed ogni occhio Lo vedrà… (Apocalisse 1,7)
Se vi diranno: “Ecco, è nel deserto!”, non ci andate; oppure: “Ecco, è nell’interno della casa!”, non ci credete; poiché come il lampo esce dall’oriente e brilla in occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. (Matteo 24, 26-27)

Ma soprattutto, come la sua prima immagine suggerisce, in Qadamawi Haile Selassie l’uomo conosce ed acquisisce la sua regalità, il governo di se stesso e del mondo secondo rettitudine e giustizia, promessogli sin dal principio dei tempi, quando Jah ordinò ad Adamo e alla sua sposa:

Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e governatela, e abbiate dominio sui pesci del mare, sui volatili del cielo, sul bestiame e su ogni essere vivente che striscia sulla terra. (Genesi 1, 28)

In Lui vediamo il Giusto al potere, dopo secoli di umiliazione e oppressione, Colui che inaugura un tempo in cui l’amore non sia soltanto un’astratta aspirazione dell’uomo, ma la sua realtà concreta: in cui il Regno di Dio non è soltanto una dimensione celeste, ma prende corpo nella storia e nella vita umana, sulla terra, qui ed ora, conducendo le creature alla redenzione politica, fisica e materiale, permettendo loro di raggiungere la piena libertà naturale di cui erano dotate prima della caduta di Adamo, plasmate ad immagine del Creatore e in virtù del Sua Sapienza. Il Re dei Re è il compimento del 72 ° Salmo di Davide, e le figure da esso misteriosamente suggerite sono ora visibili sul nostro orizzonte:

O Dio, da’ al Re il tuo giudizio, al figlio del re la tua rettitudine, affinché giudichi il tuo popolo con rettitudine, e i tuoi poveri con giudizio. I monti ricevano la pace per il popolo, i colli ricevano la giustizia. Egli renderà giustizia ai più miseri del popolo, porterà salvezza ai figli dei poveri e umiliazione al loro accusatore. E dureranno i suoi giorni come il sole, come la luna, per tutte le generazioni. Discenda come pioggia sul vello, come acqua che gocciola sulla terra. Spunterà nei suoi giorni giustizia e abbondanza di pace fino a che si estingua la luna. E si estenderà il suo dominio da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. Si getteranno ai Suoi piedi gli Etiopi, e i suoi nemici baceranno la polvere. Il re di Tarsis e le isole gli offriranno i loro doni; i re dell’Arabia e di Saba porteranno i loro tributi. Lo adoreranno tutti i sovrani, tutte le genti Lo serviranno. Sì, egli ha liberato il povero dall’oppressore, il misero che è senza soccorso. Avrà pietà del povero e del bisognoso e porrà in salvo le anime dei miseri: libererà le loro anime dall’usura e dall’ingiustizia, e il loro nome sarà prezioso dinanzi a Lui. Ed Egli vivrà, e gli sarà dato l’oro dell’Arabia; e di continuo pregheranno per Lui, e tutto il giorno Lo benediranno. Ci sarà abbondanza di frumento sulla terra, il suo frutto si innalzerà più del Libano, e si moltiplicheranno gli uomini della città come l’erba della terra. Sia il Suo nome benedetto nei secoli, e permanga dinanzi al sole. E tutte le tribù della terra saranno benedette in Lui, tutte le nazioni lo chiameranno benedetto. Benedetto sia il Signore, Dio d’Israele, colui che solo opera prodigi. E benedetto sia il nome della Sua gloria in eterno. Della sua gloria sarà piena tutta la terra. Amen! Amen!

Colui che ha sconfitto il potere politico dell’Anticristo, ha fondato e disegnato una società prospera, pacifica ed equa in cui la democrazia, i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo sono una legge vivente, scritta nel cuore dei cittadini. Per mezzo della fede in Lui, l’ascolto dei Suoi insegnamenti e l’imitazione del Suo esempio, questa apparente utopia predicata dallo Statuto delle Nazioni Unite, dalle grandi istituzioni internazionali e dalle costituzioni democratiche degli Stati, può pienamente fiorire nel mondo, nel rispetto e beneficio di ogni fascia sociale, culturale, religiosa: se con Lui lottiamo, con Lui anche regneremo. In accordo con quanto il Signore ha annunciato alle Nazioni Unite nel 1963 (Selected Speeches pag. 374), crediamo che:

Fino a quando la filosofia che giudica una razza superiore ed un’altra inferiore non sarà definitivamente e permanentemente screditata e abbandonata; Fino a quando non ci saranno più cittadini di prima e di seconda classe in qualunque nazione; Fino a quando il colore della pelle di un uomo non avrà lo stesso significato del colore dei suoi occhi; Fino a quando i diritti umani fondamentali non saranno equamente garantiti a tutti indipendentemente dalla razza; Fino ad allora, il sogno di una pace durevole, della cittadinanza mondiale e del governo della moralità internazionale non rimarrà che un’illusione evanescente, da perseguire ma irrealizzata; E fino a quando i regimi ignobili ed infelici che mantengono i nostri fratelli in Angola, Mozambico e in Sud Africa in schiavitù disumana non saranno rovesciati e distrutti; Fino a quando bigottismo e pregiudizio ed egoismo malizioso e disumano non saranno rimpiazzati da comprensione, tolleranza e buona volontà; Fino a quando tutti gli Africani non esisteranno e vivranno come esseri liberi, uguali agli occhi di tutti gli uomini, così come lo sono agli occhi del Cielo; sino a quel giorno, il continente Africano non conoscerà pace. Noi Africani combatteremo, e sappiamo che vinceremo, così come confidiamo nella vittoria del Bene sul male.

Selassie I e la fede

Essendo divenuti un Tempio Vivente della Sua Presenza, ed avendo accolto la Sua Luce in timore e tremore, rivolgiamo a tutti gli uomini le parole di ammonimento, cariche di saggezza, proferite dal Re Stesso al Congresso Evangelico di Berlino nel 1968 (Important Utterances pag. 490), che ben illustrano il valore e il potere che Egli può rivestire nella vita dei singoli e delle comunità:

Per quanto una persona possa essere saggia o potente, essa è come una barca senza timone se è senza Dio. Una barca senza timone è alla mercè delle onde e dei venti, si dirige ovunque essi la portino e quando si leva un tifone viene schiacciata contro le rocce, ed è come se non fosse mai esistita. E’ nostra ferma convinzione che un’anima senza Cristo non sia destinata a miglior sorte.
 
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