Selassie da bambino
Croce etiope

Oltre ai principi dottrinali che regolano e definiscono la nostra fede, è essenziale studiare le gesta di Dio nella storia della Rivelazione e l’esempio dei nostri Padri, che ci hanno tramandato la Sapienza e le Scritture attraverso una vita di santità e spesso versando il proprio sangue nel martirio. Come abbiamo già evidenziato, la fede è morta senza le opere, che ne sono il compimento e l’alimento, e similmente è necessario custodire questo importante senso di unità nella nostra conoscenza, equilibrando le visioni più celesti e astratte con modelli comportamentali e storici concreti, così da apprendere le vie di applicazione della spiritualità e dare sostanza alle idee nel lavoro.

Haile Selassie

A differenza dei concetti teologici della fede, che si esprimono primariamente su un piano di eternità intellettuale, essendo riferibili alla conoscenza della Natura di Dio e dei suoi attributi, lo studio storico si concentra sulle manifestazioni fattuali della relazione tra il Creatore e il Creato, sulla meditazione degli aneddoti che ricostruiscono la personalità e l’opera dei padri, e sulla comprensione della cause che hanno influenzato il corso degli eventi sino a determinare il nostro presente. Il rapporto tra causa ed effetto è alla base di questi processi temporali e fisici, e soltanto studiando e rispettando il potere di influenza del passato sulla vita quotidiana ci rendiamo spiritualmente capaci e moralmente degni di muoverci verso il futuro con fiducia, diventando artefici del nostro destino. E’ questo il messaggio che la Scrittura ci consegna con termini apparentemente minacciosi, così da esaltare la fatale solidità del nesso immediato che stringe insieme tutte le fasi del tempo, da considerare sempre nella sua interezza:

Onora tuo padre e tua madre, e i tuoi giorni saranno lunghi (Esodo 20, 12).

Così come un albero senza radici non è in grado di sostenersi, vivere e portare frutto, allo stesso modo è per noi necessario sviluppare la nostra realtà con il massimo senso di continuità e venerazione rispetto agli Antichi, così da ricevere e custodire tutto il bene che ci è stato tramandato e che costituisce il fondamento della moderna società e cultura. Chi non sa da dove viene è ugualmente destinato a ignorare dove andrà, e soltanto la coscienza dell’Origine ci permette di accedere alla comprensione dei meccanismi interni e nascosti della vita, secondo cui sarà possibile esprimersi con successo. A tal proposito, il Re affermò:

Al fine di avanzare nelle nostre rispettive mansioni e stabilirci sul giusto sentiero, dobbiamo apprendere e trarre abbondantemente dalla grande eredità spirituale che i nostri padri e avi ci hanno
trasmesso. Questo può darci forza e un senso di continuità essenziali per il progresso e lo sviluppo. (Important Utterances p. 271)

Secondo la nostra Tradizione, l’Origine della natura umana è Nera, tanto quanto il nero è biblicamente associato al principio invisibile di tutte le cose e della luce stessa (quello che i nostri padri hanno definito “Black Supremacy”). Meditare su questa connotazione simbolica può introdurci ad una più profonda consapevolezza del valore del passato nell’esistenza umana. E’ nera nel senso di misteriosa, dimorante nella mente incomprensibile di Dio e nella sua potenza ineffabile, poiché più ci spingiamo lontano nel pensiero di epoche remote, più le nostre conoscenze fisiche si fanno labili e ci affidiamo alla guida dello Spirito, sino a giungere all’esistenza della Divinità prima del tempo e di tutte le cose, che per il nostro intelletto è completamente avvolta dalla tenebra. Lo studio dell’antichità a cui non abbiamo direttamente assistito e che non abbiamo osservato, così strettamente legato alla vita spirituale, è dunque importante per dare equilibrio e percezione del limite alle nostre visioni attuali. Il Re dei Re, in qualità di erede e rappresentante istituzionale e contemporaneo della più antica dinastia imperiale della storia, quella Davidica, guida così l’umanità a riconoscere la significativa presenza della storia passata in ogni progresso, imponendole quell’umiltà intellettuale che lo scientismo delle giovani generazioni ha tentato e tenta di rimuovere, nell’illusione che il nostro presente sia la nostra unica utile certezza.

Questa Origine è anche Nera nel senso di Africana, Orientale e Meridionale, poiché secondo la Scrittura e la Scienza moderna la natura umana viene proprio da lì, tratta dalla Terra Nera del Paradiso. Localizzare il flusso della civilità ci offre una prospettiva di analisi molto differente degli eventi e ci suggerisce un diverso approccio ai popoli più antichi, capovolgendo tante nozioni e posizioni indotte dalla cultura coloniale e dal razzismo, solidificatesi inconsciamente nelle emozioni e nel linguaggio logico. In accordo con l’insegnamento degli elders, Haile Selassie è Colui che ci guida al rimpatrio fisico ed educativo, alla restarurazione della libertà e dignità originali dell’uomo per mezzo dell’africanizzazione dei suoi costumi, della sua mentalità e del suo ambiente.

Metà della storia non è mai stata raccontata. Questa celebre frase di Berhane Selassie (Bob Marley) descrive le lacune conoscitive che le istituzioni educative di Babilonia hanno trasmesso ai suoi cittadini, piegate alla volontà di un sistema politico fondato sullo sfruttamento e la discriminazione razziale. Con l’utilizzo subdolo e subliminale della parola nella retorica politica, nella pubblicità e nei media, questa società ci ha offerto mezze verità per confondere la coscienza critica e celare la sua bruttezza, raccogliendo così consenso per la pratica dell’iniquità. Così come la Luna ha sempre avuto un lato oscuro, nascosto all’uomo sino a questi tempi di osservazioni e esplorazioni cosmiche, ugualmente il tempo della Manifestazione del Re, Giusto Magistrato e Giudice dell’Umanità, segna anche la rivelazione di tutti i segreti peccaminosi e virtuosi dell’esistenza, secondo quanto preannunciato dall’Apostolo Paolo nella I Lettera ai Corinzi, capitolo 4 verso 5:

Non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la propria lode da Dio.

Contemplando così l’essenza piena, e non più parziale, della storia umana, anche il nostro giudizio acquisce una nuova consistenza, e giungiamo a rivalutare tutte le informazioni che abbiamo ricevuto dalle fonti viziate di questo mondo, ricostruendo le problematiche dell’attualità secondo il rinnovamento della nostra intelligenza e identificando con lucidità la soluzione della pace e della giustizia.

Quando il Signore venne in visita in Italia, nel 1970, Egli pronunciò dinanzi al Presidente Saragat le seguenti parole:

La storia si ripete. Quello che è vero oggi può essere applicabile domani. La storia può essere istruttiva solo se, in qualche modo, si sormonta la sua fase mutevole e la si domina. Si può fare la storia soltanto se si evita di essere gettati nella sua trappola. (Important Utterances pag. 619)

Sebbene i suoi caratteri si trasformino secondo i contesti culturali e materiali, specifici e unici, che si formano con il fluire del tempo, il movimento della storia ha una sua circolarità, di cui la rotazione del globo terrestre è simbolo naturale e che il saggio Salomone evidenziava nella massima “Nulla di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1, 9). Esiste una “risonanza”, un riflesso degli eventi determinati dai padri sul futuro veniente, simile alla propagazione di cerchi regolari nell’acqua quando un sasso la percuote. E questa onda proveniente dal passato ci avvolge nella sua vibrazione come una rete, riproponendo problemi e soluzioni secondo schemi simmetrici, da cui l’ignorante è fatalmente travolto, mentre il saggio li cavalca come uno strumento e un’opportunità di progresso. La conoscenza attenta della storia è dunque connessa al governo degli eventi e al concetto di regalità, poiché questi implicano il nostro continuo perfezionamento oltre gli errori del passato, nonché l’astuta previsione delle mosse del tempo umano.

Selassie da bambino

Dio e la Storia ricorderanno i vostri giudizi. Questo il Signore dichiarò dinanzi alla Società delle Nazioni nel 1936, inviando un duro monito a tutti quegli stati che stavano tradendo il rispetto del diritto internazionale, da essi sottoscritto poco tempo prima, su cui si fondava lo spirito e la legge di quello stesso organismo. Essi stavano abbandonando l’Etiopia alle mani dell’aggressore fascista, avvallando così la sua criminalità e la sua propaganda, soltanto per l’interesse dei giochi di potere, per timore della sua forza militare o superficialmente ingannati dalla sua retorica “bianca”. Dinanzi a quella vile ingiustizia, che Gli costò personalmente 5 anni di esilio volontario in Inghilterra, il Signore invocò la memoria di Dio, che avrebbe ripagato le Sue tribolazioni e riaffermato la Sua dignità pochi anni dopo, quando la liberazione dell’Etiopia fu la prima grande vittoria anti-nazista della seconda guerra mondiale, speranza e principio del nuovo riscatto democratico della storia umana.

Nel tempo della Sovranità di Dio sul Mondo, il giudizio celeste e quello terrestre si armonizzano, e la Storia, qual Regina, condivide la memoria dello Spirito e la manifesta nei propri fatti e corsi. Nel tempo della libertà e dei diritti dell’uomo, viene promesso ad ognuno di raccogliere i frutti del proprio lavoro, non in un futuro escatologico e immateriale, ma qui e ora, sulla terra, poiché il nostro impegno è coronato dal successo o punito dall’oblio. Come Jah ha affermato, noi siamo artefici, artigiani del nostro destino, e possiamo plasmarne le forme come una scultura, ricevendo un premio di Bellezza nella gioia che accompagna ogni atto realmente creativo, ed imprimendo la nostra mano nel progresso che porta alla perfezione eterna. Poiché:

Con quali mezzi le imprese di un uomo possono essere meglio ricordate in questo mondo? Molti credono che ciò si possa realizzare attraverso la costruzione di strutture fisiche e materiali; altri credono che le proprie opere siano, in loro stesse, durevoli monumenti. Noi, da parte Nostra, pensiamo che i contributi dell’uomo che vivono per influire sulla vita e sul progresso della posterità siano i più stabili monumenti che si possano erigere. (Selected Speeches pag. 2)
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