In continuità con quanto già affermato sulla valenza dell’ “I” nel nostro linguaggio spirituale, “I&I” ne rappresenta il naturale sviluppo come divina unità e identità di due personalità diverse e distinte, che tuttavia trascendono le proprie distanze e differenze nella mistica di RastafarI.
Questa espressione capovolge la forma usualmente comandata dalla lingua inglese classica, “me and you”, laddove le due persone sono chiamate con termini dissimili, minuscoli e con pronomi oggettivi che indicano una funzione passiva rispetto all’azione. I Rasta chiamano invece le due persone con uno stesso termine ( “I” ) che indica anche Dio, un pronome maiuscolo e in funzione di libero soggetto, traducendo perfettamente il precetto del Signore:
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Matteo 18,20)
Ecco dunque che “I&I” consta di 2 o 3 elementi, qualora contiamo soltanto i due “I” oppure anche la “&” come mediatore legante tra di essi. “I” è il nome Dio che li riunisce (Io sono) e che determina questa divina unità simultaneamente su due livelli, secondo la volontà del Signore:
“Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno (“I”), come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi uno (“I”) in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (Giovanni 17, 20-21).
in primo luogo si descrive il rapporto tra Dio e l’uomo, che per mezzo della mistica di Cristo giungono ad identificarsi in un solo Io, dacché il Figlio si umanizza per permettere agli uomini di divinizzarsi a Sua immagine e somiglianza.Si realizza così quanto descritto dall’Apostolo Paolo:
“non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Galati 2, 20)
In secondo luogo, si definisce il rapporto tra uomo e uomo, che riuniti nel Nome di Dio, educati dall’esempio di Cristo e santificati dallo Spirito Santo, si relazionano in maniera paritaria come mani diverse di un unico corpo, guidate da un solo spirito e un solo capo. In tal modo, ognuno ama il prossimo suo come se stesso (“I”), accogliendo Dio in se stesso e compiendo la parola del Salmo citata nel Vangelo:
“Non è scritto nella vostra legge: ‘Io ho detto: Voi siete dèi’?”
(Giovanni 10, 34)
Infine, possiamo notare come l’ “I&I” rivesta anche un significato più strettamente teologico e logico, riassumendo l’Unità di Dio (“I”), il rapporto di Dualità tra Padre e Figlio (2 Persone), e la Trinità manifestata dalla mediazione legante dello Spirito Santo, che si posa tra di Essi in forma di colomba (3 Persone).